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7
Ott

Umberto Galimberti e L’etica per il mondo che verrà

Marta Marcora

DSD_9959Sabato 28 Settembre 2024, presso il Cinema Teatro Nuovo di Borgomanero, il Festival della Dignità Umana ha inaugurato la sua decima edizione con una lectio magistralis del Professor Umberto Galimberti, eminente filosofo, saggista e psicoanalista contemporaneo. Figura centrale del panorama intellettuale, Galimberti negli anni ha contribuito significativamente al dibattito culturale italiano anche attraverso il suo lavoro di opinionista ed editorialista. In questa occasione, il Professore ha ancora una volta invitato il suo pubblico a profonde riflessioni sulle sfide del nostro tempo, offrendo un’etica alternativa per far fronte all’attuale condizione di spaesamento e rispondere alle esigenze del futuro.

L’età della tecnica e la perdita di senso

Galimberti afferma che viviamo oggi in un’epoca priva di un orizzonte di senso, a differenza delle precedenti tradizioni occidentali -il pensiero greco e la visione giudaico-cristiana- che delineavano un mondo ordinato e stabile, fondato sulla convinzione che l’agire dell’uomo fosse guidato da uno scopo ultimo[1]: nel primo caso individuato nella finitezza della vita mortale e nei dettami della natura, nel secondo in una visione escatologica guidata dalla parola di Dio. Riprendendo il pensiero del filosofo Günther Anders, Galimberti definisce la nostra epoca come età della tecnica e ne individua le radici nel periodo nazista[2]. Il nazismo ha infatti dimostrato che è possibile “pensare, anche in modo eccellente, il male[3], infrangendo la fiducia nell’idea, cardine dell’età moderna, che la ragione sia sufficiente a garantire il benessere umano.

L’età della tecnica ha così posto “fine sia all’incanto del mondo tipico dell’antichità, sia al suo disincanto tipico della modernità perché sia l’una sia l’altra ancora esprimevano i tratti dell’uomo che agiva in vista di scopi inscritti in un orizzonte di senso[4]. Al contrario, la tecnica non tende ad uno scopo, ne promuove alcun senso, ma si basa esclusivamente sul proprio funzionamento, innescando un ciclo continuo e autoalimentato di efficienza. Questo continuo funzionare, che spinge verso un ulteriore funzionamento, crea uno spaesamento esistenziale, poiché l’agire umano, tradizionalmente orientato a uno scopo, si riduce ad un semplice fare dettato dall’apparato tecnico, i cui fini ultimi rimangono ignoti[5].

Davanti a questo scenario, i tradizionali riferimenti etici risultano inadeguati[6]: l’etica cristiana dell’intenzione non tieneDSC_2660 conto degli effetti delle azioni, che oggi, con lo sviluppo tecnologico, possono essere irreversibili e catastrofici; l’etica kantiana, che vede l’uomo come fine e non come mezzo, esclude gli enti naturali, riducendoli così a mero strumento e lasciandoli senza salvaguardia; ed infine, l’etica della responsabilità di Weber, che impone di rispondere delle conseguenze prevedibili delle proprie azioni, risulta insufficiente in un mondo dove la scienza ha aperto scenari imprevedibili. Di fronte a questo vuoto etico, Galimberti avanza la sua proposta.

L’etica del viandante

Per far fronte alla mancanza di fini ultimi che caratterizza la tecnica, Galimberti propone l’adozione dell’etica del viandante come nuovo principio guida[7]. A differenza del viaggiatore, che ha in vista una meta precisa, il viandante non persegue un obiettivo finale; ma, nel nomadismo, trova significato nell’esperienza stessa del viaggio. Camminando senza un percorso tracciato, il viandante attraversa confini, esplora paesaggi e fa esperienza della diversità, realizzando così che siamo tutti uomini di frontiera. Questa consapevolezza lo spinge a rifiutare la visione antropocentrica dell’uomo come padrone dell’universo e, al contrario, ad abbracciare una prospettiva biocentrica, che non solo recupera il senso di fratellanza tra gli uomini, in quanto abitanti della Terra, ma estende questa relazione a tutti gli enti di natura.

Come affermato da Edward Osborne Wilson, fondatore della sociobiologia, “L’umanità, con il suo potere distruttivo, è la prima specie, nella storia della vita, a diventare una forza geofisica”[8].  Di conseguenza, diventa necessario adottare un’etica planetaria, in cui non è l’uomo ma la vita della Terra a diventare la misura ultima di tutte le cose. Per realizzare questo cambiamento però, è necessario superare l’idea di Stato, che persegue unicamente la propria conservazione, ed invece assumere una etica cosmopolita, che considera i beni della terra a disposizione di tutti senza discriminazione ed impone il rispetto per la vita in tutte le sue forme. La tecnica ed il mercato, paradossalmente, hanno già oltrepassato i confini degli Stati e come conseguenza oggi “le merci hanno una possibilità di circolazione decisamente superiore a quella riconosciuta agli uomini[9]. Pertanto, è fondamentale passare dalla “ragione di Stato” alla “ragione d’Umanità”, fondata non sulla condivisione di valori assoluti, ma su un interesse comune: la salvaguardia della Terra e di tutti i suoi abitanti[10].

Un’etica cosmopolita: integrazione e cittadinanza

Galimberti, delineando i tratti distintivi della nostra epoca e lanciando il suo appello morale, affronta questioni di estrema attualità e rilevanza. Tra queste emergono con forza l’invito a un’etica cosmopolita e l’appello all’integrazione, temi che ha sottolineato con particolare enfasi durante la sua conferenza. Sebbene l’integrazione sia da tempo oggetto del dibattito pubblico, negli ultimi mesi ha assunto un ruolo centrale nel contesto politico e sociale italiano, in particolare in materia di cittadinanza.

Attualmente, l’Italia è uno dei Paesi europei più restrittivi nella concessione della cittadinanza[11], regolata dalla legge 91/1992, che segue un’impostazione ottocentesca e adotta il principio dello ius sanguinis[12]. Questa normativa, varata in un differente contesto storico, mirava a garantire ai discendenti degli emigrati italiani all’estero il mantenimento dei diritti di cittadinanza, anche se nati e vissuti lontano dal Paese per generazioni[13]. Tuttavia, l’evoluzione dello scenario contemporaneo, caratterizzato da fattori come il calo demografico[14], l’aumento dei flussi migratori[15] e la globalizzazione, hanno messo in crisi questa impostazione. Oggi, infatti, in un mondo inevitabilmente sempre più multiculturale[16], stanno emergendo nuovi modelli di cittadinanza, tra i quali lo ius scholae[17]. Questa proposta, che prevede la possibilità per i minori nati o cresciuti in Italia di ottenere la cittadinanza dopo un ciclo di studi, è stata al centro dell’ultimo disegno di legge presentato in Parlamento nel 2018, poi arenatosi alla Camera nel 2022 a seguito del cambio di Governo[18].

Sempre sullo ius scholae, si è riacceso dibattito sulla cittadinanza nell’estate del 2024, quando il Ministro degli Affari Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani[19], ne ha ribadito la necessità. Tuttavia, la proposta non ha trovato il sostegno di Lega e Fratelli d’Italia[20], risolvendosi ancora una volta in una discussione inconcludente nonostante, come evidenziato dal sondaggio dell’Istituto demoscopico Noto, oltre il 42% della popolazione italiana sarebbe favorevole a riformare ed ampliare le attuali norme che regolano l’accesso alla cittadinanza[21].

Il tema quindi, ha visto una svolta a settembre con l’avvio di una raccolta firme [22] per un referendum abrogativo volto a modificare la legge vigente, riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale continuativa necessario per ottenere la cittadinanza italiana. Tra i principali promotori dell’iniziativa figurano Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, Riccardo Magi ed Emma Bonino di +Europa, Luigi Manconi, Teresa Bellanova, e la rete delle associazioni di cittadini senza cittadinanza, tra cui CoNNGI e Arci[23]. L’iniziativa ha trovato anche il supporto di importanti esponenti del mondo della cultura, come Alessandro Barbero, Roberto Saviano e Zerocalcare[24], ed ha lanciato il forte messaggio culturale che la “Cittadinanza non è etnia, non è razza, non è religione, non è Nazione. Non è Dio, Patria, Famiglia. È un criterio di appartenenza e di consociazione molto più vasto, molto più giusto e assai meno divisivo[25].

Un elemento chiave evidenziato dal dossier statistico legato alla raccolta firme è stato il massiccio coinvolgimento dei giovani tra i 18 e i 32 anni, che hanno rappresentato oltre la metà delle adesioni[26]. Questo dato suggerisce una riflessione importante sulla realtà contemporanea, come sottolineato da Daniela Ionita, presidente di Italiani Senza Cittadinanza: Il successo della raccolta firme tra i giovanissimi si spiega con due fattori principali: i ventenni di oggi sono la prima generazione cresciuta in classi davvero miste e hanno un modo nuovo di fare politica, più legato ai temi e meno ai partiti[27].

Un’etica biocentrica: sostenibilità e crisi ambientale

Un’altra tematica di grande rilevanza evidenziata da Galimberti e che trova ampio consenso tra i giovani, è quella della sostenibilità. Negli ultimi anni, questa consapevolezza collettiva si è consolidata e rafforzata, principalmente grazie a movimenti come Fridays For Future, fondato nel 2018 sotto la guida di Greta Thunberg. Questo movimento globale ha catalizzato l’attenzione sulla necessità di adottare misure immediate per ridurre le emissioni di gas serra e proteggere la biosfera[28]. Col passare del tempo, queste manifestazioni pacifiche hanno ampliato i propri obiettivi, arrivando oggi a “protestare contro gli interessi che ostacolano la giustizia climatica e sociale inasprendo o generando instabilità e conflitti[29].

Come emerge dal sondaggio commissionato da Green&Blue a Swg[30], in occasione della Giornata mondiale della Terra 2024, la tutela dell’ambiente e la qualità della vita sono sempre più intrecciate nella percezione degli italiani di tutte le età. In particolare, la generazione Z (i nati tra il 1996 e il 2010) si distingue per la forte preoccupazione riguardo alla crisi climatica. Al contempo, però, la ricerca conferma la presenza di una crescente ecoansia tra i più giovani, e mette in luce la difficoltà delle classi sociali più vulnerabili nel riconoscere le opportunità offerte dalla green economy e dalle politiche per la tutela ambientale.

La crisi climatica infatti, sta inasprendo divisioni sociali già esistenti e generando nuove forme di disuguaglianza, come la cooling poverty[31] (povertà da raffreddamento), ovvero la condizione in cui individui sono esposti agli effetti dannosi del crescente stress da caldo umido a causa di infrastrutture inadeguate. Inoltre, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, entro il 2050 fino a 1,5 miliardi di persone dovranno abbandonare le loro case per effetto dei cambiamenti climatici[32], influenzando così in maniera significativa i flussi migratori globali.

Questi fenomeni, strettamente collegati, evidenziano come le sfide attuali– tra cui integrazione e crisi climatica – facciano parte di un quadro complesso e interconnesso. Per affrontarle in modo efficace, è quindi indispensabile adottare una visione morale olistica, come suggerita dal filosofo Galimberti. Un approccio cosmopolita, biocentrico e planetario è essenziale per promuovere soluzioni che rispondano tanto ai bisogni di una società inclusiva quanto a quelli di un pianeta sostenibile.


 

[1] Galimberti, U (2023). L’etica Del Viandante. Feltrinelli, p. 13

[2] Ibidem, pp. 22-27

[3] Ibidem, p.18

[4] Ibidem, p. 28

[5] Ibidem, pp. 28-34

[6] Ibidem, pp. 61-95

[7] Ibidem, pp. 40-55

[8] Ibidem, p. 46

[9] Galimberti, U (2023). L’etica Del Viandante. Feltrinelli, p.53

[10] Ibidem, p. 54

[11] “Cosa prevedono il referendum sulla cittadinanza e lo ius scholae.” Internazionale, 24/09/2019

[12] “Cittadinanza, da privilegio a diritto. Ius solis, sanguinis o scholae: i modelli nel mondo e il dibattito aperto.” La Stampa, 25/09/2024

[13] “Cosa prevedono il referendum sulla cittadinanza e lo ius scholae.” Internazionale, 24/09/2019

[14]  “Ius scholae, la svolta che serve per lo sviluppo economico e civile del paese.” Huffingtonpost, 26/08/2024

[15] “Stefano Allievi: «Migrazioni, governarle si deve e si può».” Corriere della Sera, 09/10/2023 ; “Indicatori Demografici. Anno 2023.” Istat, 29/03/2024

[16] “Gli italiani di domani.” Corriere della Sera, 19/08/2024

[17] “Cittadinanza, da privilegio a diritto. Ius solis, sanguinis o scholae: i modelli nel mondo e il dibattito aperto.” La Stampa, 25/09/2024

[18] “Cosa prevedono il referendum sulla cittadinanza e lo ius scholae.” Internazionale, 24/09/2019

[19] “Tajani rilancia ancora sullo ius scholae: no a un centrodestra oscurantista.” Corriere della Sera, 08/09/2024

[20] “Ius scholae, è ancora lite tra Forza Italia e la Lega. FdI «modera»: conta il programma.” Corriere della Sera, 17/08/2024

[21]  “Gli italiani scelgono lo Ius Scholae Lo Ius Soli convince solo a sinistra.” La Repubblica, 31/08/2024

[22] “”Italiani dopo 5 anni con residenza e reddito” La sfida del referéndum.” La Repubblica, 04/09/2024

[23] Ibidem.

[24] “Cittadinanza, c ‘è il quorum si mobilita la società civile “Gli italiani hanno capito”.” La Repubblica, 25/09/2024

[25] “Cittadinanza ovvero eguaglianza.” La Repubblica, 25/09/2024

[26] “Donne giovani e social: la cittadinanza è una battaglia nel segno della Gen Z.” La Repubblica, 29/09/2024

[27] “La spinta viene dai ventenni cresciuti in classi miste Sposano la causa e non i partiti.” La Repubblica, 29/09/2024

[28] “Che cosa è e come è nato Fridays for future.” Corriere della Sera, 15/03/2019

[29] “Sciopero globale del clima, i Fridays for Future nelle piazze di tutta Italia: “Riprendiamoci il futuro”.” La Repubblica, 19/04/2024

[30] “I giovani i più in ansia per la crisi climatica: “Ma la piazza non basta, agiscano i governi”.” La Repubblica, 22/04/2024

[31] “Una nuova forma di ingiustizia climatica: ecco che cos’è la cooling poverty.” La Repubblica, 29/07/2024

[32] “L’onda dei migranti climatici: una sfida epocale che riguarda la nostra specie.” Corriere della Sera, 28/09/202