I sensi della povertà. Un dialogo filosofico
Guido Brivio
Studioso di Estetica e Pratiche filosofiche, svolge attività di ricerca e insegnamento presso l’Università di Torino.
Quale senso, o meglio quali sensi, evoca in noi la parola povertà? Un senso negativo e materiale, senza dubbio, ma anche positivo e spirituale, come la tradizione morale e mistica ci insegna, un vuoto rispetto al pieno che indica una privazione, ma anche, al tempo stesso, un’apertura e una libertà. Attraverso la condivisione, più che mai necessaria in questo caso, è il senso della povertà oggi per noi che sarà messo in gioco e in dialogo con il pubblico.
BIBLIOGRAFIA
Il labirinto di Narciso. Sade e Nietzsche nei simulacri di Pierre Klossowski
Moretti e Vitali, 2015
Creatore infaticabile attraverso la parola filosofica, la narrazione romanzesca e l’immagine pittorica di simulacri – cioè di luoghi in cui le intensità vitali possano svelarsi – Klossowski percorre da un capo all’altro il ventesimo secolo, nella sua devozione irriducibile per quelle forze, talora passioni, talora intuizioni, che abitano l’anima umana, restituendola enigmaticamente al suo senso. Condotto attraverso lo sguardo di due figure cardine del pensiero eterodosso occidentale – Sade e Nietzsche – riflesse nello specchio inquietante del più inclassificabile dei pensatori francesi contemporanei, l’occhio del lettore è invitato a un viaggio che lo spinge a interrogarsi sul significato dell’immagine e della fantasia, dell’eros e del corpo, del tempo e del mito, seguendo le tracce di un doppio sentiero in cui dispersione e raccoglimento, volontà e abbandono, parola e silenzio divengono i termini di un itinerario paradossale come unica via possibile all’esperienza dell’indicibile.
Libertà dell’amore
Moretti e Vitali, 2014
Quali sono i confini dell’amore? Il volto della persona amata sembra disegnarli e al tempo stesso dissolverli, rendendo impossibile alle nostre carezze di afferrarli. Eppure in quell’istante si produce in noi qualcosa che va al di là dei confini di quella mano e di quel volto, qualcosa che ci permette di sfiorare i confini dell’amore, mentre le onde che provengono dalla sua riva ci risvegliano a questo volto segreto ed evidente il cui “sorriso e le lacrime si possono vedere soltanto in filigrana, come per effetto di trasparenza”. In un viaggio autobiografico, narrativo e filosofico Guido Brivio esplora instancabilmente le pieghe di un volto lungamente amato, ritratto in “cinque immagini che non si vedranno mai”. Le parole e le immagini che ne risultano, che sono la traccia di quell’amore, costituiscono una sorta di diario spirituale di un’esperienza estrema che si inscrive nel solco di una tradizione antica, l’amore platonico, rinnovata al di là dello stereotipo della negazione del corpo, nella scoperta lancinante che “l’amante e l’amato si dissolvono nell’amore stesso”.
Paradoxa Aphroditae. Le origini antiche della duplice dea e l’amor platonico
Il Nuovo Melangolo, 2008
II libro di Guido Brivio è interamente dedicato alla dea dell’amore, della bellezza, della sessualità e della lussuria, nella sua duplice forma: Afrodite Celeste e Afrodite Terrestre. Si tratta di un libro filosofìco scritto come un romanzo, che narra la duplice storia e le vicende di Afrodite, dalla Grecia antica ai giorni nostri. Questa storia comincia lontano, in un passaggio del “Simposio” di Platone, il dialogo dedicato all’Eros. Così, il nostro sguardo è tratto contemporaneamente indietro, per cogliere le radici di questo fenomeno, e proiettato in avanti, per afferrarne di volta in volta le implicazioni che continuano ad agire su di noi. Perché la storia di Afrodite è la storia dell’Occidente, una storia che ci racconta dell’Occidente ma anche la storia che l’Occidente ama raccontarci.