Gioco d’azzardo di massa: generatore di povertà e desertificatore dei legami sociali
Mauro Croce
Psicologo, dirigente ASL VCO, docente alla SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana) di Lugano
ARTICOLI
Psicologia del giocatore d’azzardo patologico e rischi di criminalità
E’ esperienza comune a molti l’avere tentato di sfidare la fortuna attraverso l’acquisto di un biglietto di una lotteria, l’avere scommesso su una competizione sportiva, compilato una schedina o giocato al lotto. Si tratta di un comportamento privo di rischi o conseguenze per la maggior parte di persone e per certi aspetti addirittura funzionale. Giocare d’azzardo può infatti offrire la possibilità di sperare, con poca spesa e con poca fatica, di potere cambiare la propria vita , di migliorarla, di realizzare un piccolo sogno, di sfidare o interrogare la sorte, vivere un’emozione diversa, regalarsi una parentesi di evasione o distrazione. Tuttavia per taluni tale esperienza non si riduce e si non si conclude in una innocua parentesi ed il ricorso al gioco rischia di diventare sempre più continuativo trasformandosi in una forma di compulsività e di dipendenza con pesanti conseguenze su diversi piani.
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Quando per possedere l’inutile si rinuncia al necessario: il paradosso degli acquisti compulsivi
Ad ognuno di noi sarà certamente capitato di avere acquistato – o di essersi sentito spinto ad acquistare – un oggetto di cui, non solo non ne era evidente la necessità ma del quale ne era evidente l’inutilità. Ed a taluni sarà poi anche capitato di accorgersi a posteriori di non averlo mai utilizzato se non addirittura già di possederlo. Lo abbiamo fatto – o abbiamo avuto la tentazione di farlo – per “offrirci un regalo”; per “avere qualcosa di simbolicamente importante” (anche se palesemente inutile); oppure ancora per regalarci un piacere, una emozione in un momento magari grigio della nostra vita oppure, al contrario, in un momento di particolare euforia.
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BIBLIOGRAFIA
Manuale sul gioco d’azzardo. Diagnosi, valutazione e trattamenti
di Graziano Bellio , Mauro Croce – Franco Angeli, 2014
Il caso ha sempre attratto l’uomo che, non comprendendolo, l’ha inteso come un mezzo per interpretare il disegno di Dio e per assoggettarsi al Suo volere. E il caso, mescolandosi con il denaro, crea una miscela per molti affascinante e per taluni portatrice di rovina: il gioco d’azzardo. L’azzardo ci ha sempre accompagnato, ma la crescente e inarrestabile diffusione di stimoli e occasioni di gioco sta presentando crescenti problematicità. Sempre più persone si rivolgono a strutture pubbliche, private o a professionisti per problemi legati al gioco d’azzardo.
Gioco d’azzardo, giovani e famiglie
di Mauro Croce, Francesca Rascazzo – Giunti, 2013
Il gioco d’azzardo è un modo, antico come l’uomo, di trascorrere il tempo provando la piacevole sensazione di fare a gara con il destino, e con gli avversari. Tuttavia, sebbene per molte persone questa attività non sia un problema, ci sono giocatori e famiglie che nell’azzardo conoscono la dipendenza. Per i giovani a caccia di sensazioni forti, più che mai desiderosi di sfidare chiunque, a partire da se stessi, l’azzardo è un campo d’azione particolarmente attraente. Il fascino del rischio, insieme all’illusione di vincere sono un mix potente in una società in cui emergere e osare sembrano essere regole inderogabili per riuscire, per vincere. Così accade anche con il gioco. Così, si possono trascorrere ore e ore a giocare, magari online, magari da soli, magari a pagamento, e il gioco diventa una specie di ossessione, un pensiero fisso, l’unico interesse. Sulla dipendenza e su come affrontarla il libro propone un insieme di strategie al centro delle quali c’è la promozione di una cultura della responsabilità.
Il gioco & l’azzardo. Il fenomeno, la clinica, le possibilità di intervento
a cura di Mauro Croce, Riccrdo Zerbetto – FrancoAngeli, 2006
Il gioco è un’attività comune a tutti gli esseri viventi (uomini e animali), senza barriere d’età. Le definizioni ne parlano come di una pratica spontanea e disinteressata, situata al di fuori di interferenze utilitaristiche, ma non per questo priva di significati umani e sociali. Un’attività piacevole ma non superflua, insomma.
La psicologia delle dipendenze sociali. Mondo interno e comunità