Il dono al femminile: soggette al dono o soggetti di dono?
Elena Pulcini
È professoressa di Filosofia sociale presso l’Università di Firenze. Attenta al problema dell’individualismo moderno e del legame sociale, ha posto al centro della sua ricerca il tema delle passioni e delle patologie sociali della modernità.
L’identificazione tra il dono e le donne è iscritta da sempre nell’immaginario collettivo, non solo occidentale. L’immagine tradizionale della donna è quella di colei che incarna le qualità della cura e dell’amore per l’altro, dell’attenzione e della dedizione: un’immagine apparentemente positiva che nasconde tuttavia un aspetto sacrificale, in virtù del quale le donne sono state a lungo soggette al dono. E’ possibile allora, per le donne riappropriarsi liberamente di questa eredità, valorizzandone gli aspetti emancipativi? Pensarsi come soggetti di dono vuol dire coniugare la sacrosanta conquista dell’autonomia con la riscoperta di sentimenti e valori – come la gratuità e l’empatia, la cura e la generosità – che possono rivelarsi eversivi rispetto all’individualismo e all’indifferenza dominanti, e contrastarne le derive patologiche.
BIBLIOGRAFIA
Invidia. La passione triste
Il Mulino, 2011
È il peccato di Lucifero geloso dell’uomo, quello di Caino verso Abele, quello di Saul nei confronti di Davide, ma anche quello di Grimilde per Biancaneve. Se è vero che ogni vizio comporta piacere, ciò non vale per l’invidia, veleno dell’anima che genera tormento e sofferenza: si soffre per il bene e la felicità altrui, vissuti come una diminuzione del proprio essere e segno del proprio fallimento. L’invidia nasce sempre dal confronto. Perché lui/lei sì e io no? Una domanda che deve restare segreta, perché rivela la propria inferiorità. Dall’antichità alle società moderne, dalla fiaba fino alle veline dei nostri giorni, l’autrice insegue questa passione “triste” – ma non priva di violenza quando si trasforma in risentimento – che inquina le relazioni, depotenzia l’Io, paralizza le energie.
La cura del mondo. Paura e responsabilità nell’età globale
Bollati Boringhieri, 2009
Se il mondo è un insieme plurale di esseri singolari – come scandisce una nota formula filosofica -, un’etica all’altezza del fenomeno che chiamiamo “globalizzazione” non potrà che far valere sino in fondo le buone ragioni di questa coappartenenza, intervenendo sugli sviluppi disturbati, tipici della modernità e dei suoi esiti ultimi, e caratterizzati dalla cattiva polarità tra ossessione dell’Io e ossessione del Noi: individualismo illimitato nella sua versione tarda, narcisistica, e comunitarismo immunitario, che trova difensivamente alimento nel bisogno di un legame sociale ormai eroso. Entrambi configurano una patologia del sentire, l’uno per assenza, l’altro per eccesso di pathos. Secondo Elena Pulcini è appunto dalle passioni, dalla loro funzione cognitiva e comunicativa, che occorre ripartire. Si rivelerà decisivo riuscire a governare la paura, fondamentale passione della vita associata da riattivare attraverso una metamorfosi virtuosa, che al tempo stesso ne costituisca il risveglio emotivo e la ponga come precondizione dell’agire morale. Essere consapevoli della propria vulnerabilità di soggetti non sovrani e prendere atto della realtà della contaminazione sono i presupposti che insegnano, al di là di un astratto doverismo e di un malinteso altruismo, ad avere paura per, invece che ad avere paura di. E paura per il mondo significa cura del mondo.
Il potere di unire. Femminile, desiderio, cura
Bollati Boringhieri, 2003
Il problema del soggetto è uno dei nodi centrali della riflessione femminile e femminista degli ultimi decenni. In questa raccolta di saggi il tema viene affrontato, nell’ambito di una critica della modernità, dal punto di vista privilegiato di una teoria delle passioni e della “differenza emotiva”. Emerge così, tra l’altro, come l’identificazione moderna delle donne col sentimento abbia comportato non solo la loro esclusione dalla sfera pubblica, ma anche dal pathos e dal diritto alla passione. Attraverso la nozione di “passione per l’altro”, si delinea la figura di un soggetto relazionale, capace di superare la dicotomia Io/altro e di tenere insieme fedeltà a se stessi e apertura all’altro, libertà e consapevolezza del limite.
L’individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale
Bollati Boringhieri, 2001