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Ott

L’educazione sentimentale secondo Giacomo Poretti

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4Com’è che, dopo un’infanzia passata a sognare di diventare calciatore, astronauta o magari avvocato o filosofo, uno si ritrova a fare l’infermiere nella corsia di un ospedale? Sandrino – detto Saetta perché nessuno è veloce come lui ad accorrere al letto dei ricoverati – se lo chiede ancora oggi, dopo tanti anni trascorsi a galoppare su e giù per i corridoi dei vari reparti, richiamato dal suono insistente dei campanelli con cui i pazienti esigono le sue attenzioni, giorno e notte. La storia è al centro dell’ultimo libro di Giacomo Poretti, da cui parte la testimonianza che conclude il festival. Il comico e scrittore, con un passato da infermiere e interessi culturali molto vivaci, racconta con la leggerezza profonda che lo contraddistingue la sua storia, fatta di tante vicende che fanno ridere e piangere, riuscendo, senza dare troppo nell’occhio, a farci pensare. Alla malattia, alla cura, alla paura e alla speranza: insomma, «a quella cosa esaltante, spaventosa e inesplicabile che chiamiamo vita».

Giacomo Poretti, nato nel 1956, è il 33,33 per cento del popolare trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Comico, attore e sceneggiatore, è autore di libri di successo e collabora come opinionista ai quotidiani “La Stampa”, “Avvenire” e “Corriere della Sera”. Da piccolo, frequentando l’oratorio della sua cittadina, vicino a Legnano, si appassiona al teatro. Prima del successo da comico e regista, ha lavorato per undici anni come infermiere a Legnano. Da Mondadori ha pubblicato: Alto come un vaso di gerani (2013), Al Paradiso è meglio credere (2015) e Turno di notte. Dal 2019 dirige, con Luca Doninelli, il teatro Oscar di Milano.