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23
Set

Una testimonianza da Kabul: parole che raccontano sogni

Alì Ehsani a colloquio con Giovanni Cerutti
DA KABUL ALL’ITALIA: POPOLI E COMUNICAZIONE
Sabato 25 settembre – 16.00
Borgomanero, Villa Marazza, viale Marazza, 5

Alla luce degli eventi che stanno devastando Kabul, l’autore di Stanotte vediamo le stelle (Feltrinelli, 2016), Alì Ehsani, ci accompagna in un viaggio all’interno della storia e della società afghana dove gli orrori della guerra, visti dagli occhi di due ragazzi, diventano occasione di redenzione. La sua è una vicenda personale che diventa storia universale con una narrazione intensa e necessaria per affrontare la storia contemporanea in maniera critica e consapevole. Da una sua pagina: «Non voglio andare via, Mohammed. Sono solo un bambino” ho piagnucolato. “Siamo come gli uccelli” hai detto. “Perché?” “Perché gli uccelli volano liberi e noi voleremo lontano”».

Alì Ehsani, nato nel 1989 a Kabul, è rimasto orfano di entrambi i genitori ed è riuscito a fuggire dalla sua patria con il fratello verso l’Europa. Laureato in giurisprudenza, si è dedicato all’insegnamento e alla narrativa come testimoniano i due romanzi editi da Feltrinelli: Stanotte vediamo le stelle (2016) e I ragazzi hanno grandi sogni (2018). Dal testo del primo libro è stato tratto il cortometraggio Baradar diretto da Beppe Tufarulo.

Il libro più recente di Alì Ehsani è I ragazzi hanno grandi sogni (Feltrinelli). Alì ha tredici anni quando vede Roma per la prima volta. È tutto così imponente e ordinato, per lui che viene da Kabul. Ci ha messo cinque anni, ma finalmente ha coronato il suo grande sogno: è arrivato in Europa dopo aver dovuto dire addio, insieme al suo Paese, l’Afghanistan, ai genitori e al fratello, annegato nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere clandestinamente la Grecia dalla Turchia. Ma non c’è tempo per riposarsi: in realtà il viaggio è appena cominciato. Perché a Roma la gente è strana: parla una lingua che Alì non capisce, ha abitudini diverse e lo guarda come un alieno. È poco più che un bambino, eppure di lui notano solo che è povero, sporco, straniero. E allora bisogna crescere in fretta, integrarsi e combattere i pregiudizi. Ma dove trovare le forze? Gli addii si susseguono: ragazzi arrivati con lui dalla Grecia prendono la strada della criminalità o proseguono verso altre mete giudicate da “radio migranti” preferibili all’Italia. Alì è di nuovo solo, ma sa che non deve perdere l’occasione che la vita (e suo fratello, con il suo sacrificio) gli hanno in qualche modo regalato. Perciò studia, riga dritto, si impegna a capire gli altri nonostante pochi cerchino di capire lui, non perde mai il coraggio e l’ottimismo e, piano piano, senza mai smettere di sognare, ce la fa. Emozionante e piena di speranza, la storia di Alì ci parla anche di noi, del nostro mondo riflesso negli occhi di chi arriva in Italia in cerca di un futuro.