RESPONSABILI O INDIFFERENTI?
La dignità non è soltanto un dato originario, acquisito alla nascita per il fatto di essere uomini: è anche un compito. È un diritto al quale corrisponde un dovere, che rinvia pertanto all’assunzione della responsabilità.
Questo non vale unicamente come spinta a un agire sociale e civile impegnato, ma riguarda il contenuto stesso dell’agire, che deve avere come obiettivo fondamentale da perseguire la creazione di condizioni perché a tutti venga consentito di esercitare la responsabilità. Perciò la vera solidarietà non è mai sostitutiva; non può ridursi ad assistenzialismo ed è invece offerta a chi è nel bisogno (anche di strumenti adatti), perché possa recuperare la capacità di azione, dunque acquisire la propria piena dignità.
Non è questa la grande lezione dell’art. 3 della nostra Costituzione, in cui si legge che la Repubblica deve impegnarsi a «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale» che impediscono a molti cittadini di vivere appieno la propria cittadinanza?
Purtroppo la consapevolezza del valore della responsabilità e dell’importanza di esercitarla è oggi poco diffusa. La “civiltà dei diritti” (che pure, grazie all’istituzione dello Stato sociale, ha avuto il grande merito di sottrarre alla condizione di marginalità intere classi sociali, adempiendo a una significativa funzione inclusiva) non ha avuto la capacità di far crescere, in parallelo, la coscienza dei doveri.
Le spinte individualiste e corporative, accentuatesi negli ultimi decenni, la moltiplicazione delle appartenenze come conseguenza dell’affermarsi della complessità sociale e, da ultimo (ma non in ordine di importanza), la crisi dei valori civili condivisi, sono altrettante ragioni di una pericolosa flessione dell’impegno civile. Lo stato di frammentazione del tessuto sociale, che dà luogo all’emergere dei populismi demagogici e dei sovranismi anacronistici, rende perciò urgente oggi il recupero del senso autentico della responsabilità. Diversi sono gli ambiti della vita sociale in cui essa è chiamata ad esercitarsi – dall’azione politica all’attività lavorativa e professionale, dall’impegno sindacale a quello del volontariato – e diverse (anche molteplici) sono le modalità del suo concreto esercizio. Quello che conta è che cresca la percezione della sua assoluta necessità, se si intende far crescere una convivenza civile rispettosa della dignità e dei diritti di tutti.
Con questo spirito l’Associazione Dignità e Lavoro “Cecco Fornara” si appresta a dare corso a questo VI Festival della Dignità Umana, chiamando esponenti dei diversi settori, nella convinzione che solo un serio approfondimento culturale possa provocare un serio cambiamento di mentalità e aprire la strada allo sviluppo di nuove forme di impegno civile.
Giannino Piana
a nome del Comitato Scientifico del Festival
con Eugenio Borgna, Giovanni Cerutti, Roberto Cicala, Giulia Cogoli, Davide Maggi