Il valore del dono e della gratuità
Davide Maggi
Docente di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale e vicepresidente della Fondazione Comunità Novarese Onlus.
In una società di mercato come quella nella quale stiamo vivendo, che tende a dare un valore economico a tutto quanto ci circonda, quanto vale un dono ed un gesto di gratuita? Ha senso parlare di dono e di gratuità in termini economici? Sono concetti che hanno a che fare con l’economia o sono esterni ad essa?
L’incontro ha come scopo quello di provare a rispondere a questi tipi di domande, cercando di mettere in luce come dono e gratuità siano elementi costituivi del ben vivere civile, sociale ed economico di una comunità. La loro assenza è fonte di gravi problemi che minano alla radice le relazioni umane.
BIBLIOGRAFIA
L’impresa responsabile
Aracne, 2012
La crisi scoppiata nel 2007-08, qualificata come finanziaria prima, economica dopo e, infine, dei debiti sovrani, non è solo la peggiore crisi dell’ultimo secolo (per molti addirittura più grave di quella scoppiata nel 1929, anche se una serie di strumenti hanno consentito per ora di renderla forse meno grave sul piano sociale) ma è una profonda crisi di cultura, civiltà e valori. In questa prospettiva va letto il libro di Davide Maggi che, non casualmente, parte dal tema dell’etica e della persona. ( …) Davide Maggi sembra voler dire (anzi, mi sembra di cogliere un messaggio forte), se l’economia è la scienza (o disciplina) delle “profezie che si auto avverano” e il management è la scienza (o disciplina) che consente a chi è determinato nel raggiungere gli obiettivi di conseguirli, che le persone possono governare ed operare nelle aziende mantenendo o perseguendo i valori in cui esse credono profondamente. Chi ha valori profondi ed è disposto a mettere in gioco la propria persona per affermarli, utilizza i propri talenti per avviare imprese, promuoverne lo sviluppo e renderle competitive, non solo per perseguire interessi individualistici ed egoistici, ma anche perché ritiene che la persona debba avere una “condotta etica” nei rapporti con gli altri.
Dalla Prefazione di Elio Borgonovi