Nel 2014 si attestava al 28,3% la stima delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale residenti in Italia, secondo la definizione adottata nell’ambito della Strategia Europa 2020. L’indicatore corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale e bassa intensità di lavoro. Secondo il Rapporto Istat del novembre 2015, il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia percepisce il 37,5% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta solo il 7,7%. Più di 53 milioni di persone nell’Unione Europea non riescono a soddisfare, in modo, stabile l’esigenza di un pasto adeguato.
A fronte di una media europea del 10,5%, in Italia si tratta del 14,2% della popolazione, con un incremento record del 130% in 5 anni. Una situazione allarmante confermata, secondo il Rapporto 2015 sulla povertà e l’esclusione sociale della Caritas, dai 6.273.314 pasti erogati nel corso del 2014 da 353 mense diocesane e dai 3.816 centri di distribuzione viveri.
La crisi della disuguaglianza globale, insomma, sta raggiungendo valori mai toccati prima. L’1% più ricco della popolazione mondiale possiede più risorse del resto del mondo. Potere e privilegi sono usati per condizionare il sistema economico e allargare il divario tra chi è ricco e chi non lo è.
I numeri sono allarmanti e il problema ha assunto dimensioni sempre più importanti; per questo l’Associazione “Dignità e Lavoro Cecco Fornara Onlus” di Borgomanero, ha scelto di intitolare “Povertà: la dignità negata” la terza edizione del “Festival della Dignità Umana” e dedicare al tema, l’edizione 2016.
In un quadro molto difficile s’inserisce, quindi, la riflessione condotta dal Festival della Dignità Umana 2016 che sostiene l’idea per cui la promozione della dignità umana del povero e dei suoi fondamentali diritti vada considerata come impegno prioritario e come “cifra” del livello di civiltà raggiunto da una società.